Fino a pochi mesi fa la Brexit, la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ha rappresentato un’incognita di non poco conto per gli operatori economici con operatività tra queste due aree geografiche. Oggi il panorama non è ancora chiarissimo ma almeno sembrano più definiti gli adempimenti per chi vuole operare commercialmente con il Regno Unito.

Sicuramente, ci sono aspetti che devono essere ben tenuti in mente prima di pianificare un’operazione di import o export con l’isola Britannica.

La maggior parte degli elementi da tenere sotto controllo afferiscono al nuovo regime doganale. Prima della fine del 2020, lo scambio di merci tra le due aree non era soggetto ad alcun tipo di restrizione, operando ancora l’accordo di libero scambio tra paesi comunitari. Tale aspetto si è tradotto fino al 31.12.2020 ad una completa assenza di dazi doganali. 

 

L’inizio del 2021 ha sancito definitivamente l’instaurazione del confine doganale

Dal 1° gennaio 2021, la situazione è completamente cambiata, così che tutte le transazioni commerciali hanno assunto le caratteristiche di esportazioni o importazioni, con tutto ciò che ne consegue in termini di controlli doganali e certificazioni. 

Dal 1° gennaio 2021 è in vigore un periodo transitorio che prevede regole e controlli progressivamente crescenti diviso anche per categorie merceologiche. Tale fase di passaggio dovrebbe vedere il completamento al 1° marzo 2022.

In primis, gli adempimenti che ogni operatore deve effettuare, anche nel periodo di transizione, sono il possesso di un codice EORI, presentare la dichiarazione doganale, presentare eventuali dichiarazioni di sanità e sicurezza ove richiesto. 

Il primo degli adempimenti citati, il codice EORI, acronimo di Economic Operators Registration and Identification Number o Numero di registrazione ed identificazione degli operatori economici corrisponde ad un codice alfanumerico che identifica in modo univoco gli operatori economici. Per gli esportatori italiani non ci sono particolari problemi, in quanto viene assegnato automaticamente e coincide con la partita IVA (nel caso di privati non in possesso di partita IVA il codice EORI coincide con il codice fiscale preceduto dalle lettere IT). Non essendoci particolari problematiche legate a tale adempimento, l’unico aspetto veramente importante è accertarsi che anche il cliente che riceverà la merce sia in possesso di tale codice, pena il blocco della spedizione in dogana. 

L’altro aspetto critico che abbiamo anticipato in precedenza è quello delle certificazioni. Per quelle sanitarie e per prodotti fitosanitari le novità introdotte nel primo semestre 2021 prevedono l’introduzione progressiva di adempimenti crescenti, distinguibili da 4 fasi con inizio a gennaio 2021 per concludersi a marzo 2022.

Nella prima fase i prodotti di origine animale sono sottoposti a misure di salvaguardia che prevedono l’obbligo di pre notifica dell’arrivo delle merci in dogana attraverso il Sistema IPAFFS. A sua volta sarà l’importatore britannico a caricare copia elettronica del certificato sanitario fornito dall’esportatore (l’originale viaggerà insieme alla merce dall’Italia verso il Regno Unito). 

brexit

Fonte: ICE – Istituto Commercio Estero

 

Ma come la creazione di una dogana tra Europa e Regno Unito ha influito sugli scambi commerciali? 

La risposta in questa prima fase è purtroppo negativa. Sicuramente, e come era prevedibile la brexit e l’introduzione della dogana tra l’unione europea ed il Regno Unito ha rallentato e non poco gli scambi commerciali. Il responso definitivo proviene dai dati pubblicati dal l’office for national statistics, l’ente di statistica del Regno Unito. 

Naturalmente, se ai dati statistici relativi all’introduzione della barriera doganale si aggiunge anche l’effetto del Coronavirus, il giudizio è ancora più impietoso.

Tuttavia, al netto dell’effetto pandemico, la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione ha comportato un netto rallentamento negli scambi doganali. Tale aspetto è chiaramente evidenziato dall’Ufficio di statistica del Regno Unito dove, nonostante la forte volatilità dei dati, si percepisce come gli scambi tra le due aree geografiche sia diminuito di circa il 23%. Minore la diminuzione degli scambi commerciali tra Regno Unito e resto del mondo dove si è assistito ad un decremento ma inferiore rispetto all’Europa (-0,8%).

Dal punto di vista dei valori assoluti, si è registrato uno scenario che era prevedibile, ovvero il totale degli scambi commerciali (somma di importazioni ed esportazioni) dal Regno Unito con i paesi Non comunitari ha superato quello verso l’Unione.

 

Totale scambi commerciali UK – paesi non EU vs. UK-UE

import export uk

Fonte: Office for National Statistics

 

Per le aziende italiane, soprattutto quelle con prodotti con forte connotazione Made in Italy sarà importante stare al passo ed aggiornarsi costantemente sulle normative relative agli scambi UE-UK, in quanto dopo la fase di incertezza si riprenderà a scambiare beni e servizi tra tali aree. Per tale ragione, sarà importante non farsi cogliere impreparati e lasciare spazi di mercato ad altri competitors europei (come la Germania) oppure extra UE.

La fase che stiamo vivendo è ancora sicuramente densa di incertezze e difficoltà e sicuramente tale situazione perdurerà ancora fino al termine del periodo transitorio che avverrà nel corso del 2022, tuttavia sarà fondamentale non perdere quote di mercato rispetto ad altri concorrenti Made in Europe. Il mercato UK è troppo importante per l’Italia per essere abbandonato o sottovalutato. I consumatori inglesi, soprattutto rispetto al settore dei prodotti agroalimentari nostrani, sono molto attenti e fidelizzati. Sarà fondamentale che il Regno Unito mantenga il podio tra i principali mercati di sbocco del Made in Italy per il settore food.

Published On: Agosto 14th, 2021 / Categories: Senza categoria /

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